Eurolandia:
Il significato dell’Euro
Il
significato dell’Euro per cittadini ed aziende
La
realizzazione dell’Unione Monetaria Europea (UME) tra
Italia, Francia, Germania, Portogallo, Spagna,
Austria, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Irlanda e Finlandia,
implica una serie di cambiamenti per il cittadino e per le
aziende.
I
vantaggi economici e politici dell’UME sono percepibili da
parte dei cittadini europei nei loro diversi ruoli di
consumatori, lavoratori, turisti ed investitori.
I
consumatori possono beneficiare di una maggiore trasparenza
sui prezzi e possono godere dei vantaggi derivanti da una
maggiore concorrenza in Europa. Fino al 31 dicembre dello
scorso anno uno stesso prodotto poteva avere prezzi diversi in
Paesi diversi, invece, con l’introduzione della valuta unica,
è reso più facile un confronto internazionale dei prezzi, e
ciò porterà ad una loro armonizzazione, soprattutto nelle zone
di frontiera.
I
lavoratori possono verificare gli effetti benefici dell’UME
sulla crescita economica e sull’occupazione. E’ prevedibile,
infatti, un aumento delle esportazioni, dovuto in modo
particolare all’eliminazione dei rischi di cambio tra Paesi
partecipanti; questo non avrà effetti solo sulle imprese
grandi e medie orientate all’esportazione, ma anche sulle
piccole, le quali beneficeranno quindi di maggiori opportunità
commerciali. Conseguenza di tutto ciò è che aumenterà anche la
richiesta di forza lavoro.
Altro aspetto non trascurabile per il mondo del lavoro è che
nel nuovo contesto unitario non sono più possibili le forti
rivalutazioni, avvenute in passato in alcuni Paesi, non
giustificate da corrispondenti variazioni nell’economia reale,
che hanno causato la perdita di posti di lavoro in settori
molto orientati all’esportazione.
Va
comunque rilevato che tra gli economisti non c’è unanimità di
giudizi circa i citati effetti benefici dell’UME sul mercato
del lavoro, molti, infatti, non mancano di rimarcare che
secondo gli ultimi rapporti dell’OCSE (Organizzazione
per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) i livelli di
disoccupazione dei principali Stati europei - Germania,
Francia, Italia e Spagna - rimarranno ben oltre il 10% almeno
fino alla fine del 1999.
Le
cause principali della disoccupazione sono individuate nei
contributi per lo Stato sociale, nelle imposte elevate sul
lavoro e nell’eccessiva regolamentazione del mercato del
lavoro; secondo alcuni la soluzione sarebbe quella di adottare
un sistema simile a quello praticato negli USA e in Gran
Bretagna, riassunto con l’espressione "hire and fire" (assumi
e licenzia). Ma su questo fronte il dibattito è apertissimo,
perché da più parti (ad es. dalla Francia) provengono
affermazioni di principio che si muovono nella direzione
diametralmente opposta, affermando la validità di un modello
di sistema sociale più generoso di quello di tipo
anglosassone.
C’è
invece ampia comunanza di vedute in merito al fatto che con
l’utilizzo di una moneta unica non si verificherà più il
famoso paradosso di quel cittadino che, partendo con 100 mila
lire per un giro negli 11 Paesi membri, e cambiandole ogni
volta che entra in un nuovo Stato, torna a casa con meno della
metà della somma iniziale, senza aver fatto alcun acquisto.
Sono evidenti infatti i vantaggi dell’introduzione dell’Euro
dal momento che non si è più soggetti ai costi di transazione
ed ai costi di conversione valutaria all’interno dei Paesi
dell’area UME.
Anche per gli
investitori ci sono novità interessanti in quanto si
prospettano nuove opportunità di investimento, e senza
rischio di cambio, in un mercato finanziario molto liquido e
di grandi dimensioni. Essi inoltre possono beneficiare anche
del fatto che i servizi finanziari, in seguito ad un’aumentata
trasparenza e ad una maggiore concorrenza, saranno fruibili a
prezzi decisamente più contenuti.
Dal punto di vista
delle aziende l’euro offre un’ampia scelta di nuove
opportunità.
Le imprese non
dovranno più preoccuparsi delle oscillazioni dei cambi che
creano incertezza e sono quindi nemiche dell’investimento.
Certamente hanno imparato a proteggersi da queste
oscillazioni, ma questa protezione costa, perché bisogna
mettere in piedi una rete complessa di transazioni
finanziarie. Con una sola moneta, invece, oltre a non dover
più destinare risorse a questo tipo di compiti, possono anche
godere di una maggiore sicurezza nella pianificazione di
esportazioni ed investimenti. Il nuovo mercato finanziario
europeo, inoltre, offre loro un’ampia gamma di
strumenti
di finanziamento e di investimento, e questo gli consentirà
una maggiore efficienza nella gestione della liquidità.
Si dischiude,
quindi, uno scenario roseo per le nostre aziende, che possono
giovarsi di risparmi sugli oneri per la gestione della
contabilità in diverse valute e sui costi del personale
impegnato nella gestione dei cambi da una valuta all’altra,
dei risparmi sulle assicurazioni contro il rischio di cambio e
del costo del denaro più basso.
Non mancano però
dei timori nel settore dell’export, il più rilevante dei quali
è rappresentato dalla possibilità di un Euro forte. Un
eccessivo rafforzamento dell’Euro, infatti, soprattutto se non
corrispondente al reale stato dei fondamenti della nostra
economia, può avere conseguenze pesanti sulla capacità
competitiva delle nostre aziende esportatrici verso Paesi
esterni all’UME.
Conseguenze
rilevanti, che derivano dalla realizzazione della valuta
unica, non mancano neanche per le aziende che esportano
all’interno dell’UME, dal momento che non esiste più la
possibilità di vantaggi competitivi legati ad eventuali
svalutazioni, emerge la necessità di rivedere listini e
sistemi di fatturazione e di sopportare i costi legati
all’adeguamento dei sistemi informatici, dal momento che con
la maggiore trasparenza dei prezzi viene meno la possibilità
di cambiare i listini a seconda dei Paesi in cui si esporta.
L’UME rappresenta
per le aziende anche una sfida tecnica e strategica
considerando che la scomparsa delle barriere valutarie rende
molto più facile l’entrata di nuovi concorrenti con i quali si
dovrà competere a 360 gradi, migliorando tutte le funzioni
tecniche che vivono all’interno dell’impresa, dal marketing
alla ricerca e sviluppo, dalla produzione alla logistica,
dalla finanza alla distribuzione, per finire agli
approvvigionamenti.
In sostanza,
dunque, i vantaggi sono fruibili in misura maggiore da parte
delle aziende orientate ai mercati internazionali rispetto a
quelle che producono quasi esclusivamente per il mercato
interno, essendo le prime in parte già strutturate per operare
in un contesto come quello che si va profilando.
In ogni modo, se è
pur vero che il grado di successo di ogni singola azienda nel
raccogliere i benefici dell’UME dipenderà in maniera decisiva
dalla propria preparazione, non mancano comunque le
possibilità di incrementarla, potendo chiedere assistenza alle
Camere di commercio, alle associazioni di categoria, alle
banche ed alle società di consulenza manageriale.
Mauro Vinci/GRTV
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